Crollate le vendite durante la pandemia, i brand internazionali hanno rifiutato di prendere nuovi ordini e pagare quelli già pronti.I fornitori, per salvarsi, hanno scaricato la crisi come al solito sui lavoratori.Così nonostante la crisi, le multinazionali della moda hanno continuato a macinare profitti.Come ricostruito da uno studio della Campagna Abiti Puliti, il solo gruppo H&M ha annunciato un utile operativo per il 2020 pari a 373 milioni di dollari, mentre l’utile netto di Nike al 28 febbraio 2021 è stato di 3,4 miliardi di dollari per i 12 mesi precedenti.Da una ricerca “Money Heist” condotta da una rete sindacale (Asia Floor wage alliance) dei sei Paesi Asiatici (India, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka, Cambogia e Indonesia) risulta che nelle 189 fabbriche tessili che occupano 494 mila lavoratori sarebbero stati sottratti ai lavoratori 157 milioni di dollari nel 2020.Tre quarti dei lavoratori sono scivolati sotto la soglia di povertà e in modo particolare le donne.Il primo settembre 2021, intanto, è entrato in vigore il nuovo accordo sulla sicurezza dei lavoratori del settore tessile in Bangladesh.Subentra a quello siglato nel 2013 da circa 200 brand di moda internazionale, all’indomani del crollo del “Rana Plaza”, in cui morirono 1.100 lavoratori, ricalcandone i principi fondamentali.Per info : www.asia.floorwage.orgwww.abitipuliti.org

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